Un autoritratto concettuale che indaga l'alienazione femminile. Pressate e offese dall'opinione pubblica per le loro debolezze, spesso incapaci di farsi accettare per quelle che sono, subissate dai modelli stereotipati del femminile veicolati dai media, le donne sono oggi più di ieri tentate a placare le loro insoddisfazioni ricorrendo al possesso di oggetti, vestiti per lo più inutili e identificandosi con essi.
Pugliese e arbereshe d’origine, napoletana d’adozione, di formazione umanistica,è da sempre appassionata di fotografia e autodidatta. Da adolescente inizia a scattare in analogico con una Zeiss degli anni '50, passa poi al digitale. Inizialmente è attratta dalla fotografia d’architettura,poi passa al minimal, all’astratto e,durante la pandemia, all’autoritratto e al concettuale. Dal 2020 circa la fotografia è per lei un diario emotivo e perciò conserva il tratto della scoperta e della immediatezza, anche i progetti seguono il tempo interiore più di quello esteriore. Coniuga immagini e parole.